PIPPO LIMOLI - SUA ELEZIONE A CONSIGLIERE REGIONE SICILIA!

21.07.2017

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"E' arrivato il tempo dei saldi?" lo chiede il deputato regionale del Pdl Pippo Limoli, riferendosi all'assunzione a tempo indeterminato di 55 veterinari presso la Asp 3 di Catania e mettendo queste assunzioni accanto alla notizia del licenziamento di molti infermieri in attesa di stabilizzazione "dalla ex azienda di Gravina Caltagirone, ora declassata a semplice presidio".

Dunque, Limoli si chiede "quali possano essere i criteri per i quali, nello stesso settore, si possa assumere o licenziare personale. E vorrei chiedere al nuovo duo di alletati di Lombardo, vale a dire Lupo e Cracolici, che cosa ne pensano: è una politica del rigore e del risparmio, della moralità o di ben altra cosa, quella perpetrata dal tandem magico Russo-Lombardo?".

Pippo Limoli, infine, ricordando quanto è ampio e sovraffollato il mondo del precariato siciliano in attesa di risposte che mai arrivano, annuncia che chiederà immediatamente la convocazione di una seduta straordinaria della Commissione Sanità dell'Ars perché "il presidente della regione e l'assessore Massimo Russo possano spiegarci qual è il percorso da essi seguito per arrivare al licenziamento degli infermieri di Caltagirone assieme all'assunzione a tempo indeterminato di tanti veterinari. Anche perché - conclude - questi ultimi avrano destinazione ambulatoriale e sono stati assunti a causa del fenomeno del randagismo. Come se il randagismo fosse il male principale di questa nostra terra".


LOMBARDO RAFFAELE!

PIPPO LIMOLI: ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI SU RESPONSABILITÀ NELLE NOMINE DEI DIRIGENTI GENERALI ESTERNI ALLA REGIONE

https://www.canicattiweb.com/2010/01/28/pippo-limoli-esposto-alla-corte-dei-conti-su-responsabilita-nelle-nomine-dei-dirigenti-generali-esterni-alla-regione/

Pippo Limoli: esposto alla Corte dei Conti su responsabilità nelle nomine dei dirigenti generali esterni alla Regione

Scritto da Redazione il 28 gennaio 2010, alle 14:43 ' archiviato in Politica, Politica provincia, Provincia. Puoi seguire ogni risposta attraverso RSS 2.0.

limoli-lombardo"Accertare se le nomine dei dirigenti generali esterni siano state illegittime o illegali e, eventualmente, provvedere alla quantificazione dell'entità del danno cagionato". È questo il succo dell'impegnativa per il Governo regionale con la quale si chiude la mozione depositata oggi dall'onorevole Pippo Limoli.

Il deputato all'Ars del Pdl chiederà in Aula anche il voto a che "il Governo siciliano provveda all'individuazione delle responsabilità, nei diversi profili configurabili, in capo ai soggetti che li hanno posti in essere e/o consentiti". E, sul caso, Limoli ha anche trasmesso un esposto al presidente delle Sezioni riunite e alla Procura regionale della Corte dei Conti.

Nella sintesi, Pippo Limoli espone una serie di inadempienze e violazioni a varie norme di legge, perpetrate nelle nomine dei dirigenti generali, deliberate il 29 dicembre e ratificate il 17 gennaio "proprio mentre - spiega il deputato catanese - il presidente Lombardo aveva momentaneamente riassunto la titolarità di dieci deleghe su dodici. In pratica, è stata una palese, e premeditata?, violazione della procedura prevista: gli assessori, in quei giorni senza delega, non hanno esercitato il diritto di esprimere parere né tanto meno di scegliere i propri dirigenti generali, come invece prevede il comma 4 dell'art.9 della lr del 15 maggio 2000". E tutto ciò, secondo Limoli, costituisce un "pericoloso precedente di alterazione del riparto di competenze". Come dire, un non legittimo accentramento di potere decisionale.

Il comma 8 della stessa legge, poi, stabilisce il limite del 30% dell'organico per quanto riguarda le nomine di esterni, a patto che questi, curricula alla mano, dimostrino di averne i requisiti e si sia in presenza di "specifiche e comprovate esigenze di interesse pubblico". Quindi, tenendo conto del tetto stabilito, le nomine di esterni avrebbero dovuto essere non più di otto e, gli stessi nominati - secondo esposto e mozione depositati da Limoli - non sembrano in possesso dei requisiti indispensabili; sulle comprovate esigenze, si chiede di verificare.

Infine, sottolineando che su questa procedura troppo sommaria sia stata chiesta una valutazione a una "non ben definita terna di saggi" in chiaro conflitto di interessi poiché costituita da dirigenti regionali , fra i quali un componente dell'ufficio legislativo e legale direttamente interessato alla problematica, Pippo Limoli rimarca che "se tali illegittimità dovessero essere accertate, gli amministratori non adempienti siano ritenuti responsabili anche del grave danno di natura economica che ricade, comunque, a carico della collettività, della Sicilia e dei suoi cittadini".

Palermo, 28/01/10

PIPPO LIMOLI!

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Pentito D'Aquino racconta legami tra mafia e politica

I nomi: Pistorio, Porto, Maesano e i fratelli Lombardo

DARIO DE LUCA 21 NOVEMBRE 2015

CRONACA - Nel processo a carico di Angelo Lombardo, parla l'ex reggente del clan Cappello. Tra cene elettorali, posti di lavoro e soldi spesi per comprare voti. Assente per impegni istituzionali l'assessore regionale Giovanni Pistorio. Ufficialmente malato il consigliere comunale Alessandro Porto. Entrambi chiamati come testimoni

Gli incontri rifiutati con Angelo Lombardo, una cena elettorale a Ramacca per far votare il Movimento per le autonomie e la somma di 120mila euro che sarebbe stata sborsata da Ascenzio Maesano per comprare i voti alle regionali del 2008. Ma anche i nomi di Giovanni Pistorio, Pippo Limoli e Alessandro Porto. Sono soltanto alcuni dei passaggi chiave della testimonianza del pentito Gaetano D'Aquino nel processo in cui l'ex deputato nazionale Angelo Lombardo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il fratello di Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia già condannato in primo grado, ascolta in aula, accanto ai suoi avvocati, la lunga deposizione dell'ex reggente della cosca mafiosa dei Cappello. L'ex boss è un fiume in piena e viene più volte bloccato dai magistrati Antonino Fanara e Agata Santonocito. Stop obbligatori quando circostanze e racconti vengono scanditi con decine di nominativi e retroscena. «Io ad Angelo Lombardo non l'ho mai voluto incontrare - svela il collaboratore -. Mi mandò a chiamare due volte tramite Gaetano D'Antoni detto Calimero». L'uomo in questione, ex marito della consigliera proviciale Mpa Vanessa D'Arrigo, viene bollato come «il portaborse di Lombardo, prendeva appuntamenti sia con me che con Salvatore Vaccalluzzo e Sebastiano Fichera».

Due nomi, quelli di Vaccalluzzo e Fichera, sui quali si concentrano a lungo i ricordi del pentito sui legami tra mafia e politica. «Doveva sistemare il figlio in un'azienda ospedaliera - spiega riferendosi a Vaccalluzzo (usuraio poi ucciso dallo stesso D'Aquino nel giugno 2006, ndr) - ma il suo riferimento nel 2006 cambiò in Giovanni Pistorio». Tra i fondatori dell'Mpa, assessore alla sanità del primo governo di Salvatore Cuffaro, oggi nella giunta di Rosario Crocetta; Giovanni Pistorio sarebbe stato «il politico per cui dovevamo portare i voti». Il pentito racconta anche il retroscena di un incontro che sarebbe avvenuto il giorno dell'ultima promozione in serie A del Catania calcio nel 2006. «Era domenica e c'era la partita con l'Albinoleffe - spiega-. Ci incontrammo al bar Renna in zona Vulcania con Vaccalluzzo, Alessandro Porto e Peter Santagati. Io portai una lista con nomi, cognomi, indirizzi e date di nascita delle persone che andarono a votare». A beneficiare del sostegno elettorale, prosegue D'Aquino, sarebbe stato «Giovanni Pistorio». C'è poi il nome di Sebastiano Fichera, boss in ascesa del clan Sciuto-Tigna ucciso il 26 agosto 2008. «Prese 120mila euro da Ascenzio Maesano - svela D'Aquino - e per la sua campagna elettorale si attivarono anche Gianpiero Salvo e la famiglia Arena nel quartiere Librino». Fichera si sarebbe incontrato anche con Angelo Lombardo come espressamente richiesto dallo stesso: «La contropartita doveva essere un posto di lavoro per Giuseppe Cocimano, che poi venne assunto per qualche settimana in una ditta di pulizie».

Le parole del padrino svelano anche gli interessi per il mondo politico di Angelo Santapaola. Il cugino dello storico boss Nitto, viene ucciso nel settembre 2007, dai componenti della sua stessa famiglia mafiosa. Paga con il sangue la sua prepotente scalata al vertice della mafia etnea: «Si sentiva il capo di Catania. Con lui affrontammo l'argomento Mpa al bal Lanzafame ma mi disse che aveva anche un'altro politico del Pdl vicino che era anche amico di mio zio, anch'esso affiliato». Il nome, già fatto nel processo per voto di scambio semplice ai Lombardo, è quello dell'ex deputato regionale Pippo Limoli. La lunga deposizione affronta anche la vicenda di un cena elettorale, organizzata a Ramacca, alla presenza del presunto boss Rosario Di Dio «Non c'erano politici ma si diceva di appoggiare l'Mpa» A esporsi nella richiesta di sostegno elettorale, davanti a circa cento persone tra cui numerosi agricoltori, sarebbe stato proprio Di Dio.

Per chiarire rapporti e relazioni l'accusa ha deciso di chiamare come testimoni due politici, Alessandro Porto e Giovanni Pistorio, e Peter Santagati. Imprenditore, quest'ultimo, nella cooperativa Creattiva che nel 2006 si occupava del servizio di spazzamento manuale nella città di Catania: 120 impiegati per un appalto da oltre 100mila euro mensili. L'uomo, che è stato il datore di lavoro dello stesso D'Aquino e del fratello Gianfranco - ex consigliere di quartiere Mpa - riempie la sua testimonianza con tanti «non ne ho conoscenza». Anche quando la magistrata Santonocito gli chiede del temporaneo licenziamento di Massimo Faro nel 2007. L'impiegato viene reintegrato dopo poco tempo. «Mi ha impietosito dopo aver chiesto scusa tre volte», racconta Santagati. Diversa la versione del pentito D'Aquino: «Quello era un posto dato da Angelo Lombardo». Santagati dal canto suo nega ogni rapporto con il mondo politico, «mai fatta una campagna elettorale» dice. Quando poi gli viene chiesto se abbia mai ricevuto segnalazioni per assunzioni dal mondo politico la risposta è secca: «No». «Certo, sappiamo essere un mondo estraneo a quello vostro», chiosa ironicamente la pm.

Nessuna dichiarazione invece da parte di Pistorio e Porto. Assente per impegni istituzionali il primo, ufficialmente ammalato il secondo. Ad annunciarlo in aula alle 15.30, pochi minuti dopo l'inizio dell'udienza, è il suo avvocato. «Avrà un certificato medico?», chiede la presidente della corte. «Lo depositerò nei prossimi giorni in cancelleria», risponde il legale. Il capogruppo del sindaco Enzo Bianco in consiglio comunale, ed ex autonomista vicino a Pistorio, viene visto da chi scrive in viale Libertà, un paio d'ore prima del processo.

PIPPO LIMOLI!

https://www.bennycalasanzio.com/2011/02/disonorevoli-nostrani-pippo-limoli.html

GIOVEDÌ 3 FEBBRAIO 2011

Disonorevoli nostrani, Pippo Limoli

Giuseppe Limoli, Pdl, eletto in Provincia di Catania. La seduta andava scemando. Sin dall'inizio si era capito che nessuno, nemmeno tra i temuti franchi tiratori di Forza Italia, avrebbe impallinato Cuffaro astenendosi o votando a favore della mozione di sfiducia presentata da Rita Borsellino dopo la condanna di Totò.

Ad un tratto chiede di prendere la parola uno sconosciuto: Pippo Limoli. Così anonimo che mai nessuno si era accorto della sua presenza, nemmeno i suoi compagni di coalizione. Durante la scorsa legislatura ha presentato un solo disegno di legge, zero interrogazioni parlamentari, due interpellanze parlamentari, zero mozioni, zero ordini del giorno, il tutto per ventiduemila euro netti al mese. Foraggiato così bene per così poca attività? Un fantasma, ma dopo la condanna di Cuffaro, un moto d'animo spontaneo muove la sua coscienza e gli impone di regalare ai siciliani un discorso degno dei più grandi statisti del Novecento, che dovrebbe essere inciso su una lapide di marmo e appesa al Palazzo della Regione.

Sono obbligato a dire che ho apportato molte correzioni al testo originale per renderlo leggibile e ho abbonato a Limoli molti (non tutti, sennò che gusto c'è?) errori di sintassi. "Ha chiesto di parlare l'onorevole Limoli per dichiarazione di voto e ne ha facoltà" annuncia lo speacker. Lui, uomo dalla figura incerta e dall'italiano zoppicante con notevole inflessione catanese, si avvicina al microfono:

"Signor Presidente, onorevoli colleghi. E' la prima volta che intervengo e intervengo perchè sento oltre che un dovere politico, un dovere morale. Onorevole Presidente della Regione, Onorevole Salvatore Cuffaro, tu devi camminare sempre a testa alta, perchè tu credo che sia uno dei pochi o delle pochissime persone che ha il diritto di guardare negli occhi tutti gli altri, nei confronti di tutti coloro i quali vogliono fare i moralizzatori della vita politica, chiedi a loro quanti di loro sarebbero stati capaci di non rifugiarsi dietro l'alibi dell'immunità parlamentare, a me farebbe piacere mettere alla prova tanti di coloro i quali si pavoneggiano, bla bla bla bla due per due fa ventidue quattro per quattro fa quarantaquattro (frasi pronunciate in falsetto irripetibile, ndr).

Ma chi avrebbe avuto la forza, il coraggio di mantenere la dignità che tu hai dimostrato al popolo siciliano oggi e al mondo intero con i tuoi comportamenti e perchè hai rifiutato il nascondiglio dietro cui tanti avrebbero fatto sicuramente ricorso, perchè con la tua coscienza sapevi e sai di essere una persona per bene, perchè sapevi e sai di interpretare nel modo più nobile gli interessi e la dignità del popolo siciliano e il popolo siciliano non lo devi dimenticare tu ma soprattutto tanti intelligentoni, tanti moralizzatori che sono passati da questo podio per affermare non si sa che cosa (diritto costituzionale e diritto i quanto parlamentari, ndr).

Il popolo siciliano ti ha votato e ti ha votato in presenza di imputazioni gravissime e tu hai attraversato, hai attraversato questa lunga via crucis e sono venuti meno tutti i capi di imputazione che avrebbero sicuramente poi permesso a tutti i tuoi detrattori di poter gridare chissà che cosa. Hai parlato che eri stato imputato di corruzione, no!, lo sapevamo, la Sicilia lo sapeva, eri imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e il popolo siciliano lo sapeva, eri imputato di favoreggiamento aggravato, il popolo siciliano lo sapeva e il popolo siciliano ha gioito assieme a te quando, un minuto dopo sei stato aggredito, dopo la sentenza, da tutte le televisioni quando tu hai detto, ma cosa poteva dire il presidente Cuffaro!, "mi sono sollevato perchè il macigno più grande sulla mia coscienza è stato tolto e di questo sono contento" e quel popolo che ti ha votato oggi ti rivoterebbe ancor di più con più intensità perchè ha capito oggi con la certificazione di una sentenza che eri nel giusto (favoreggiamento a singoli mafiosi, rivelazione disegreto d'ufficio, interdizione perpetua dai pubblici uffici, ndr) e se c'è qualcuno che si deve vergognare sono coloro i quali, tuoi antagonisti hanno fatto campagna elettorale per anni e anni centrando il tema della mafia, e il tribunale che ha detto che tu con la mafia non hai nulla a che vedere (solo con alcuni personaggi parte integrante di cosa nostra, ndr).

Ecco perchè il popolo siciliano ti chiede di restare dove sei, ma quando mai dimissioni!?, ma rispetto a chi? Per quale motivo? L'onorevole Borsellino! Io vorrei chiedere all'onorevole Borsellino, ma questo pullman (il camper del progetto "Un'altra Storia" che aveva iniziato il viaggio per la Sicilia mesi e mesi prima della sentenza del Tribunale, ndr) credo che si sia messo in moto un pò presto, c'è stata molta fretta, ma per fare cosa questo pullman? Non andava ad accompagnare dei bambini di cooperative sociali, per andare al mare, per fare qualche gita scolastica, cosa faceva questo pullman in giro per la Sicilia?, se non iniziare una campagna elettorale basata sempre su che cosa? Su temi che sono inesistenti, noi non abbiamo bisogno di prendere il pullmann, io 360 giorni l'anno (forse voleva dire 365, almeno nel resto dell'Italia, ndr) sto in mezzo al popolo, Totò, e bacio tutti quanti, perchè mi piace baciare le persone!, un contatto fisico, perchè trasmette un messaggio (anche le ultime frasi, in falsetto, ndr), cosa c'è di vergognarsi? Se la gente ha il piacere di baciarsi, uno veni a vasa a tia (uno viene a baciarti), si biddazzu (sei un bel tipo, ndr) e a tia non ti siddia (non ti da fastidio, ndr) baciarli, perchè dentro la casa (forse il Parlamento, ndr) ci sono altri che trasmettono odio, appena li vedono, c'è qualcosa di freddo e tu non ti devi mai sentire solo caro Totò Cuffaro.

Quando facevi riferimento questa mattina alle notti quando sei solo con la tua coscienza, e il freddo della solitudine può impadronirsi del tuo cuore (forse citazione letteraria di scuola dolcestilnovistica, ndr) non sentirti mai solo, perchè c'hai accanto a te la stragrande maggioranza del popolo siciliano che ti vuole bene e che ti vuole vedere sempre al tuo posto, perchè sei stato un modello non solamente da imputato (?, ndr), ma come uomo, come persona impegnata nel sociale e nel civile, come altissima istituzione, come rappresentate della più alta istituzione siciliana. La Sicilia ha bisogno di te, sei il migliore di tutti e chi vuole bene al popolo siciliano, alla terra siciliana ti chiede di rimanere dove sei perchè tu interpreti nel modo più nobile gli interessi veri di tutta la nostra regione". (Applausi scroscianti, ndr).

Pubblicato da Benny Calasanzio Borsellino a 2/03/2011 04:21:00 PM

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1 commento:

Anonimo ha detto...

senza parole

www.giovaniperspadafora.it

2/04/2011 2:20 PM

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Gli incontri rifiutati con Angelo Lombardo, una cena elettorale a Ramacca per far votare il Movimento per le autonomie e la somma di 120mila euro che sarebbe stata sborsata da Ascenzio Maesano per comprare i voti alle regionali del 2008. Ma anche i nomi di Giovanni Pistorio, Pippo Limoli e Alessandro Porto. Sono soltanto alcuni dei passaggi chiave della testimonianza del pentito Gaetano D'Aquino nel processo in cui l'ex deputato nazionale Angelo Lombardo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il fratello di Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia già condannato in primo grado, ascolta in aula, accanto ai suoi avvocati, la lunga deposizione dell'ex reggente della cosca mafiosa dei Cappello. L'ex boss è un fiume in piena e viene più volte bloccato dai magistrati Antonino Fanara e Agata Santonocito. Stop obbligatori quando circostanze e racconti vengono scanditi con decine di nominativi e retroscena. «Io ad Angelo Lombardo non l'ho mai voluto incontrare - svela il collaboratore -. Mi mandò a chiamare due volte tramite Gaetano D'Antoni detto Calimero». L'uomo in questione, ex marito della consigliera proviciale Mpa Vanessa D'Arrigo, viene bollato come «il portaborse di Lombardo, prendeva appuntamenti sia con me che con Salvatore Vaccalluzzo e Sebastiano Fichera».

Due nomi, quelli di Vaccalluzzo e Fichera, sui quali si concentrano a lungo i ricordi del pentito sui legami tra mafia e politica. «Doveva sistemare il figlio in un'azienda ospedaliera - spiega riferendosi a Vaccalluzzo (usuraio poi ucciso dallo stesso D'Aquino nel giugno 2006, ndr) - ma il suo riferimento nel 2006 cambiò in Giovanni Pistorio». Tra i fondatori dell'Mpa, assessore alla sanità del primo governo di Salvatore Cuffaro, oggi nella giunta di Rosario Crocetta; Giovanni Pistorio sarebbe stato «il politico per cui dovevamo portare i voti». Il pentito racconta anche il retroscena di un incontro che sarebbe avvenuto il giorno dell'ultima promozione in serie A del Catania calcio nel 2006. «Era domenica e c'era la partita con l'Albinoleffe - spiega-. Ci incontrammo al bar Renna in zona Vulcania con Vaccalluzzo, Alessandro Porto e Peter Santagati. Io portai una lista con nomi, cognomi, indirizzi e date di nascita delle persone che andarono a votare». A beneficiare del sostegno elettorale, prosegue D'Aquino, sarebbe stato «Giovanni Pistorio». C'è poi il nome di Sebastiano Fichera, boss in ascesa del clan Sciuto-Tigna ucciso il 26 agosto 2008. «Prese 120mila euro da Ascenzio Maesano - svela D'Aquino - e per la sua campagna elettorale si attivarono anche Gianpiero Salvo e la famiglia Arena nel quartiere Librino». Fichera si sarebbe incontrato anche con Angelo Lombardo come espressamente richiesto dallo stesso: «La contropartita doveva essere un posto di lavoro per Giuseppe Cocimano, che poi venne assunto per qualche settimana in una ditta di pulizie».

Le parole del padrino svelano anche gli interessi per il mondo politico di Angelo Santapaola. Il cugino dello storico boss Nitto, viene ucciso nel settembre 2007, dai componenti della sua stessa famiglia mafiosa. Paga con il sangue la sua prepotente scalata al vertice della mafia etnea: «Si sentiva il capo di Catania. Con lui affrontammo l'argomento Mpa al bal Lanzafame ma mi disse che aveva anche un'altro politico del Pdl vicino che era anche amico di mio zio, anch'esso affiliato». Il nome, già fatto nel processo per voto di scambio semplice ai Lombardo, è quello dell'ex deputato regionale Pippo Limoli. La lunga deposizione affronta anche la vicenda di un cena elettorale, organizzata a Ramacca, alla presenza del presunto boss Rosario Di Dio «Non c'erano politici ma si diceva di appoggiare l'Mpa» A esporsi nella richiesta di sostegno elettorale, davanti a circa cento persone tra cui numerosi agricoltori, sarebbe stato proprio Di Dio.

Per chiarire rapporti e relazioni l'accusa ha deciso di chiamare come testimoni due politici, Alessandro Porto e Giovanni Pistorio, e Peter Santagati. Imprenditore, quest'ultimo, nella cooperativa Creattiva che nel 2006 si occupava del servizio di spazzamento manuale nella città di Catania: 120 impiegati per un appalto da oltre 100mila euro mensili. L'uomo, che è stato il datore di lavoro dello stesso D'Aquino e del fratello Gianfranco - ex consigliere di quartiere Mpa - riempie la sua testimonianza con tanti «non ne ho conoscenza». Anche quando la magistrata Santonocito gli chiede del temporaneo licenziamento di Massimo Faro nel 2007. L'impiegato viene reintegrato dopo poco tempo. «Mi ha impietosito dopo aver chiesto scusa tre volte», racconta Santagati. Diversa la versione del pentito D'Aquino: «Quello era un posto dato da Angelo Lombardo». Santagati dal canto suo nega ogni rapporto con il mondo politico, «mai fatta una campagna elettorale» dice. Quando poi gli viene chiesto se abbia mai ricevuto segnalazioni per assunzioni dal mondo politico la risposta è secca: «No». «Certo, sappiamo essere un mondo estraneo a quello vostro», chiosa ironicamente la pm.

Nessuna dichiarazione invece da parte di Pistorio e Porto. Assente per impegni istituzionali il primo, ufficialmente ammalato il secondo. Ad annunciarlo in aula alle 15.30, pochi minuti dopo l'inizio dell'udienza, è il suo avvocato. «Avrà un certificato medico?», chiede la presidente della corte. «Lo depositerò nei prossimi giorni in cancelleria», risponde il legale. Il capogruppo del sindaco Enzo Bianco in consiglio comunale, ed ex autonomista vicino a Pistorio, viene visto da chi scrive in viale Libertà, un paio d'ore prima del processo.

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